
- “Amore oddio è appena arrivata una mail assurda!”
- “una mail assurda? in che senso, fammi leggere”
Ed in quattro e quattr’otto ecco che i nostri sederoni vittime degli aperitivi a base di spritz e focaccine si trovavano a viaggiare su di un aereo che ci avrebbe portato dall’altra parte del mondo, verso quella terra che avevamo visto solo nei film e sulle copertine delle riviste, in direzione di quel paradiso terrestre che avevamo solo potuto sognare : Bora Bora, l’isola che aveva scelto (sembra assurdo da scrivere) di ascoltare la nostra musica.
Un contratto solo per noi, di 3 mesi, l’occasione incredibile di poter lavorare come resident band presso un esclusivo resort di lusso.
- “Ma sarà vero? Dai noi siamo di Voghera, secondo me è uno scherzo e sicuramente verremo coinvolti nel traffico di organi oppure qualcuno ha ordinato di ucciderci” – pensavamo.
Beh, come sempre, guidati da un coraggio che solo Mel Gibson in Braveheart cuore impavido può vantare, perché non sia mai arrendersi ad una vita normale, abbiamo deciso di buttarci ed accettare l’offerta.
40 ore. 40 ORE.
Uno scalo nel nostro amatissimo Aeroporto di Charles des Gaulle famoso per la sua inestimabile cura verso i bagagli dei passeggeri, uno scalo a Los Angeles…No un attimo, su Los Angeles ho bisogno di soffermarmi.
Arrivati in America “God Bless di America” sempre e comunque ovviamente, abbiamo potuto constatare l’entrata in gamba tesa del caro presidente Trumph.
Polizia che ci urlava dietro indicandoci corridoi che si rivelavano ciechi, cani che abbaiavano in cerca del prossimo Escobar, gate che citavano “Passaporti Americani”, “Passaporti stranieri” ”Passaporti cittadini stranieri con cittadinanza americana”, “Passaporti stranieri cittadinanza americana al profumo di cittadinanza indiana aromatizzata alle erbe” e cosi via..
Ora voi immaginatevi me ed Alessandro , da Voghera con furore, in una mise che solo se sei il bambino di “Up” della Dreamworks, un inglese dormiente e sotterrato dagli “Alura me c’la va?” (traduzione non paesana = allora come va?) e più che scontate le ore di non sonno dovute ai piantini per l’allontanamento dai nostri gattini piccini picciò.
Per 5 minuti non perdiamo la coincidenza. Ma noi abbiamo ancora il batticuore. Maledette tutte le puntate di Airport Security che mi sono guardata, nei miei pensieri anche le noccioline che avevo in borsa potevano rappresentare un pericolo sanitario per il Paese.
Fortunatamente a bordo ci sono mille giochi e mille film e la cosa più bella è che ci portano un pasto ogni 3 ore. Ogni 3 ore capite. Che ci crediate o no, su quel volo ho preso 2 chili. Perché da buona Italiana se ti portano il cibo tu lo devi mangiare e poi avanzarlo è maleducazione e insensibilità verso le persone meno fortunate di te.
E’ notte fonda e siamo appena atterrati a Tahiti.
Il resort con grande sorpresa ci informa di aver provveduto ad una suite per noi in città di modo da poter riposare ,ed ecco di nuovo nella nostra mente, l’idea che ad aspettarci in hotel ci fosse un serial killer pronto a farci la pelle.
In realtà arrivati alla consegna bagagli realizziamo che di tutti quelli che avevamo imbarcato, manca una cosa, anzi due, due di quelle cose che Alessandro piuttosto di non averle con sé venderebbe un rene: le sue amate chitarre.
In quel momento, nella mia mente, urlavo verso il rullo delle valigie e gridavo “Prendi me! Prendi meeeee! Non loro, prendi MUEEEEEEEEEEEE!” ma niente da fare.
Dopo un’ora di disperazione all’interno delll’ufficio reclami, decidiamo di andare a dormire attendendo buone nuove.
Cosa è successo dopo, ve lo spiego nel PROSSIMO ARTICOLO. Pensando ai pasti in aereo mi è venuta fame, darò un’occhiata a cosa mi offre il frigorifero.
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